Destinazione euro by Francesco Giordano

Destinazione euro by Francesco Giordano

autore:Francesco Giordano [Giordano, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Donzelli Editore


Le chiusure forzate del mercato valutario

A partire dalla metà del 1974, la lira mostra nuovamente segni di maggiore stabilità: la dimensione degli interventi della banca centrale inizia a diminuire e si registra un più favorevole andamento delle quotazioni. La bilancia dei pagamenti, pur in assenza di prestiti compensativi, si chiude in attivo: «La larghezza dei mezzi valutari messi a disposizione dalla comunità internazionale, unitamente all’attuazione di politiche di regolazione della domanda […] attenuavano la componente speculativa sul mercato dei cambi, contribuendo a stabilizzare il tasso di cambio della lira su livelli di svalutazione intorno al 18-18,5 per cento; […] si accrescevano il clima di fiducia nella lira e la credibilità del nostro paese di far fronte pienamente ai suoi impegni internazionali». Memore di quanto avvenuto pochi mesi prima, la Banca d’Italia sottolinea che, per quanto riguarda i movimenti di capitali, «il sistema economico ha operato in presenza di una politica monetaria restrittiva, […] che ha determinato un innalzamento dei tassi di interesse, soprattutto a breve, su livelli più elevati di quelli prevalenti all’estero»200. Già nel marzo 1974, dopo circa 14 mesi, viene abolito il doppio mercato dei cambi201. Un anno dopo, nel marzo 1975, viene deciso, alla prima scadenza tecnica, di rimborsare un quarto del prestito Bundesbank, ottenendo lo svincolo della quota corrispondente di oro.

La stabilizzazione della lira avviene però in circostanze che restano molto difficili per l’economia mondiale. Come sottolineato, tra lo shock petrolifero alla fine del 1973 e il 1975 inoltrato, si registra la recessione di proporzioni maggiori del periodo postbellico in termini di crescita economica, di produzione industriale e di livelli occupazionali. Come nota la Bri: «Non desta meraviglia quindi che agli inizi del 1975, in tutti i paesi industriali del mondo occidentale, prevalessero toni di cupo pessimismo. La caduta vertiginosa dei saggi di profitto, accompagnatasi a un crescente sottoutilizzo di capacità produttiva, aveva fortemente scosso la fiducia imprenditoriale. Gli alti livelli di disoccupazione, soprattutto fra i giovani e in particolari settori, avevano prodotto comprensibili inquietudini». Le previsioni degli economisti si rivelano eccessivamente ottimistiche; per quanto riguarda i paesi dell’Ocse, «l’andamento del prodotto nazionale lordo in termini reali crolla da un incremento dello 0,5 indicato nella previsione iniziale a un declino del 2 per cento»202. Per l’Italia la recessione del 1975 sarà eccezionalmente profonda, con un calo previsto del Pil del 6% nel primo semestre; per tutto l’anno la recessione è del 3,7%, la più grave dal dopoguerra e la più profonda tra i paesi industriali203.

Gli sforzi per uscire dalla recessione dominano l’azione delle autorità, ma una forte attenzione è dedicata a evitare le insidie degli anni 1972-73 e assicurare che il sostegno della ripresa non comprometta ancora una volta gli sforzi di contrasto all’inflazione. Tra le autorità monetarie, si fa strada l’idea che le politiche economiche debbano assicurare, in ogni modo possibile, un tasso di crescita degli aggregati monetari compatibile con uno sviluppo equilibrato dei prezzi. La politica dei redditi, volta a interrompere in modo coordinato la spirale prezzi-profitti, si diffonde in un ampio numero di



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